LIBERTÁ MASSIMA

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Dal ruolo fondamentale nel team Canyon-Sram Women's WorldTour, alla progettazione di caschi di Formula Uno, fino all'approdo al mondo delle corse gravel, Tiffany Cromwell non ha paura di fare le cose in modo diverso. 


testo di: Rachel Jary, ciclista e autrice di Rouleur

fotografie di: Thomas Maheux

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Tiffany Cromwell si annoia facilmente. Non perché sia una persona noiosa o perché trovi noioso andare in bicicletta, anzi, è proprio il contrario. È perché ha qualcosa di raro, una caratteristica che si riscontra in alcuni degli atleti di maggior successo al mondo: cerca sempre di ottenere un po’ di più.

Forse proprio per questo motivo, quando mi appresto a intervistarla, non so bene da dove cominciare. Forse dal suo ritrovato amore per le corse gravel? O da come disegna i caschi di Formula Uno che attirano l'attenzione quando il suo compagno, Valtteri Bottas, li usa in gara? E che dire invece della nuova gamma di gin lanciata dalla coppia? O del Tour de France Femmes della scorsa estate? O forse dovrei partire dalla sua delusione per la mancata selezione per i Campionati del Mondo di casa? Oppure, invece, dovrei iniziare con qualcosa di positivo e andare più indietro nella sua carriera, con la vittoria nell'edizione 2013 della Omloop Het Nieuwsblad?

C'è molto di cui parlare e questo perché Tiffany Cromwell fa molte cose. "A dire il vero, a volte ne faccio troppe", sostiene. Le parlo il giorno dopo il suo rientro a Monaco dopo aver sostenuto il fidanzato Valtteri al Gran Premio di Monza. "A volte devo imparare a trovare un po' di tempo per rilassarmi e staccare".

"Ma per me è difficile", aggiunge subito dopo "ho bisogno di essere motivata e di lavorare a qualcosa, perché se hai un obiettivo e ti concentri su un progetto, allora puoi davvero stare bene".

Forse il segno più evidente della costante ricerca di modi per testare i propri limiti da parte di Tiffany, che è un’atleta professionista che corre per Canyon-Sram, è l'ambizioso calendario alternativo che si è inventata. Per la maggior parte delle persone un'intera stagione nel Women's WorldTour sarebbe stata sufficiente da affrontare, ma durante la nostra chiacchierata è diventato evidente abbastanza presto che Tiffany non è uguale alla maggior parte delle persone. 

L'anno scorso oltre al suo programma di corse su strada con la squadra, ha iniziato a correre nel gravel, cominciando con la famosa Belgian Waffle Ride di 111 miglia in Kansas. Al suo debutto sulle strade sterrate, ha conquistato un'incredibile vittoria in solitaria e da allora si gode la natura rilassata e la freschezza di pensiero della scena gravel. Il tutto con il pieno supporto del suo pionieristico team Canyon-Sram, che non ha mai avuto paura di darle libertà e di pensare fuori dagli schemi. 

"Ronnie [Lauke, manager di Canyon-Sram] ha avuto l'idea di farmi provare a fare qualche gara gravel, mi ha spinto a farlo perché c'è stato un periodo in cui volevo fare qualcos'altro. Si è reso conto che avevo corso su strada per così tanto tempo che avevo bisogno di nuovi stimoli".

È passato più di un decennio da quando Cromwell è entrata a far parte del gruppo dei professionisti, iniziando con la sua prima gara a livello UCI nel 2007 e poi unendosi al Lotto Ladies Team nel 2010, quando ha firmato il suo primo contratto da professionista. Australiana e sconosciuta al suo arrivo, Tiffany Cromwell ha entusiasmato molti di coloro che l'hanno vista correre in Europa. Era un'atleta a tutto tondo: capace di scalare, sprintare e persino di andare forte a cronometro. Tiffany era ciò che le squadre volevano da un'atleta: le dimensioni ridotte del gruppo femminile fanno sì che coloro che sono atlete polivalenti, in grado di eccellere su tutti i terreni, siano le più apprezzate.

È stata la vittoria del 2013 alla Omloop Het Nieuwsblad a solidificare la sua posizione come una delle migliori atlete del gruppo femminile: quel giorno aveva superato le compagne di fuga Megan Guarnier ed Emma Johansson, che hanno completato il podio, con nientemeno che Annemiek van Vleuten al quarto posto.

Nonostante i successi ottenuti e la lunga carriera, Tiffany Cromwell è ancora determinata e vuole ancora migliorare. La nostra conversazione si apre con lei che parla della delusione delle sue prestazioni in questa stagione e spiega che non desidera altro che tornare sul podio delle gare WorldTour femminili. Le corse gravel, a quanto pare, l’aiuteranno a raggiungere questo obiettivo. 

"Non sono il tipo di ciclista a cui piace essere guidata come un robot, a certe piace farsi dire: devi fare questo e non questo. Io sono una persona che ha bisogno di libertà, di avere la possibilità di fare anche le mie cose e portare avanti i miei progetti", spiega la Cromwell.

"Nelle gare gravel devi fare tutto da solo, perché non sei lì con delle compagne di squadra e non c’è una tattica di gruppo. Sei concentrata solo su te stessa e puoi puntare ai risultati. È bello avere di nuovo questa possibilità, partire per ogni corsa puntando a vincerla".

Nonostante la sua esperienza come professionista su strada, il successo nelle gare off-road non è stato facile, soprattutto a causa dell'aspetto mentale della corsa piuttosto che quello fisico. "Non mi piacciono le gare molto lunghe, quindi la distanza nelle gare gravel è stata la sfida più grande. Si passa attraverso un sacco di fasi. La prima metà gara di solito passa molto velocemente, poi c'è un periodo decisivo di lotta e di giochi mentali. Quando si arriva agli ultimi 20 o 30 chilometri di corsa e si vede il traguardo ritorni a pensare che ce l’hai fatta e alla tattica di corsa".

Le esigenze fisiche delle gare gravel hanno avuto un impatto tangibile sui risultati di Cromwell su strada, aiutandola a far crescere la cilindrata del suo motore per la distanza sempre maggiore delle gare del WorldTour femminile. Tiffany Cromwel ha bisogno di una base di endurance solida, perché ha un ruolo importante all'interno della sua squadra e spesso è chiamata a svolgere il ruolo di capitano e di leader. 

"Assumere il ruolo di leader è qualcosa che ho dovuto imparare nel corso degli anni. Sono sempre stata sicura di capire le corse in bicicletta e l'aspetto tattico, ma per molto tempo ho faticato a gestirmi in corsa. Negli ultimi tempi ho davvero abbracciato il ruolo", spiega. "È bello sapere che le mie compagne di squadra hanno tanta fiducia in me. Da team leader in corsa c’è una pressione diversa, non la stessa che si ha per ottenere un risultato, ma la pressione di sapere che in un momento critico le tue compagne di squadra aspettano che tu sappia prendere subito una decisione".

Come mi aspettavo, ho di fronte a me una persona estremamente motivata. La Parigi-Roubaix è un evento in cui Tiffany ha ottenuto buoni risultati, lei sente di avere un conto in sospeso con l'Inferno del Nord.

"Mi piacciono il pavé e le classiche per l'elemento tattico", dice. "Ci sono molte più cose che succedono in queste corse, quindi non esiste la possibilità di annoiarti. Bisogna essere 'attivi'. È un settore dopo l'altro e la Parigi-Roubaix è l'estremo delle corse. Una volta iniziato il pavé, ci sono al massimo tre o quattro chilometri tra un settore e l'altro, e non hai mai la possibilità di respirare".

È chiaro che ho di fronte una persona che si muove su più fronti, viaggiando da un continente all'altro, dalla bici da corsa a quella gravel, dalle gare di squadra a quelle individuali. Anche la nostra conversazione rimbalza da un aspetto all'altro della sua vita. C'è un argomento però, che rende Tiffany Cromwell visibilmente a suo agio quando ne parla.

"Dico sempre che sono una stilista per hobby", sorride. "È un momento in cui non penso a nient'altro e mi dà qualcosa di unico su cui lavorare".

In una vita frenetica e in continuo cambiamento, il suo lato creativo e la sua passione per il design sono rimasti una costante nel tempo. La sua passione per il design parte dalla laurea in design della moda, con la creazione della sua collezione di abbigliamento da ciclismo, Tiffany Jane Designs, nel 2009.

"Ho iniziato a cercare di creare abbigliamento da ciclismo da donna perché all'epoca non c'era nulla che mi piaceva per noi. Abbigliamento da donna allora significava aggiungere una taglia XS e un po’ di rosa qua e là sulle maglie. Ho lavorato un po' alla mia linea Tiffany Jane Design, poi dato che la mia carriera di atleta era in ascesa, il progetto è passato in secondo piano", spiega. “È un lavoro difficile, quello di designer e serve dedizione e tempo per riuscire.”

I precedenti partner di Canyon-Sram, le aziende di abbigliamento Velocio e Rapha, hanno comunque contribuito a mantenere vivo l'estro creativo di Tiffany Cromwell, creando capsule collection in collaborazione con lei. Negli ultimi anni i suoi disegni hanno raggiunto un pubblico ancora più vasto, grazie alla collaborazione con il team di Formula Uno del suo compagno Valtteri Bottas.

"Il casco è una cosa che i piloti possono personalizzare", spiega Cromwell. "È stato difficile perché non avevo alcuna esperienza nel design dei caschi e il casco rappresenta l'identità del pilota, quindi è importante. Il primo che ho disegnato è stata un'edizione speciale per il Gran Premio d’Australia che non si è mai svolta a causa del Covid-19 e ora li disegno regolarmente”.

"Faccio i suoi caschi stagionali e le edizioni speciali. Mi piace molto. Mi metto sotto pressione perché voglio che siano belli, ma credo che, non provenendo da un ambiente di corse automobilistiche, non segua le regole. Molti cercano solo di farle sembrare veloci, ma quando facciamo le edizioni speciali, mi chiedo sempre: "Come il mio design può legarsi al luogo in cui stiamo correndo?".

Basta dare un'occhiata ai caschi per capire che Cromwell prende spunto da ciò che la circonda, quando si tratta di progettare. A Monza, il casco ha visto una bandiera italiana stilizzata nel logo dell'Alfa Romeo. A Miami, Cromwell ha realizzato tre diversi disegni ispirati alla città, prendendo spunto dai musei d'arte, dalle feste in piscina e dall'atmosfera retrò della Miami Strip.

"Mi piace disegnare e basta", spiega Tiffany. "Sono sempre stata una persona creativa, dalla cucina alle fotografie, qualsiasi cosa. Disegno per divertimento, non cerco di ricavarne qualcosa".

La visione della vita di Cromwell, che cerca costantemente nuove sfide e modi per fare le cose in modo alernativo, è il motivo per cui Canyon-Sram, una squadra nota per i suoi kit dal design unico e stravagante, è un'ottima scelta per lei.

"Il kit e i colori della mia squadra, mi piacciono. Mi fanno sentire bene quando li porto", spiega. "Credo i vestiti che indossiamo influenzino molto il nostro umore. Quando esci di casa con indosso la tuta, ti senti pigro. Quando ti vesti con qualcosa che ti piace, si provano sensazioni diverse. Noi atleti, soprattutto, non vogliamo essere solo dei cartelloni pubblicitari".

Non sono però soltanto gli stravaganti design dei kit di Canyon-Sram ad aver tenuto Cromwell con la squadra stagione dopo stagione. Le loro iniziative di selezione dei talenti, come la Zwift Academy e la loro nuova squadra di sviluppo, Canyon-Sram Generation, che offre opportunità di correre anche a corridori provenienti da Paesi in cui il ciclismo è meno accessibile, rendono la squadra tedesca unica nel WorldTour.

"Alla nostra squadra piace fare le cose in modo diverso", dice. "Non è solo una squadra agonistica. I dirigenti cercano sempre di chiedersi: ‘Come possiamo far crescere il ciclismo femminile, in un modo non ordinario?’”.

Tiffany Cromwell ha seguito con attenzione nel corso degli anni lo sviluppo del ciclismo femminile ed è ottimista. “Molte cose sono migliorate, dagli aumenti di stipendio alla miglior copertura mediatica o la nascita di gare come il Tour de France Femmes”.

Anche il maggior numero di talenti in circolazione ha alzato il livello, rendendo più difficile la selezione per gare come i Campionati del Mondo. Tiffany Cromwell ha mancato per poco la convocazione della squadra australiana per i Mondiali di Wollongong.

"Sapevo che le selezioni per i nostri Campionati del Mondo di casa sarebbero state molto combattute", ha dichiarato. "Tutti vogliono far parte della squadra. Credo che avrei potuto svolgere un buon ruolo, ma ci sono anche altre ragazze che avrebbero potuto farlo. Forse la squadra selezionata non era la più forte, ma a questo punto è acqua passata, inutile preoccuparsene".

La capacità di Tiffany Cromwell di accettare questa delusione e passare oltre è qualcosa che impressiona, ed è un segno della tenacia e della concretezza che l'ha portata a costruirsi un nome come una delle più famose cicliste del gruppo femminile e al contempo lavorare come designer di caschi nel mondo della Formula Uno.

"Sono sempre stata forte mentalmente. Ho avuto i miei momenti di crisi, in particolare per le selezioni olimpiche. Ci sono andata vicinissima due volte, ma non ci sono riuscita. In quei momenti ti senti un po' persa e ti chiedi: ‘Vale la pena continuare?’”

"Di solito mi bastano una o due settimane per passare a qualcos'altro. Rivaluto tutto, cambio i miei obiettivi e mi concentro su quello successivo. Credo di essere sempre stato brava a dire: ‘va bene, non è andata come volevo, andiamo avanti’”.

Tiffany Cromwell è una persona forte che non ha paura di fallire. Non aveva esperienza nel design di caschi, ma ha accettato la sfida. Non aveva mai corso su sterrato fino a pochi mesi fa, ma ha comunque vinto una delle gare più importanti del calendario al suo primo tentativo. “Il mio segreto, ammesso che io ne abbia uno, è crederci”. 

È questo atteggiamento che rende il futuro di Cromwell entusiasmante. Che sia nel ciclismo o fuori dal ciclismo, la sua determinazione mi spinge a pensare che ci sarà ancora molto da vedere, negli anni a venire. 

"Potrei dedicarmi al design, che sia nel ciclismo o nel merchandising o come designer di caschi per il motor sport, per me è lo stesso", dice. “Ci sono un sacco di cose che voglio fare e chi lo sa, cosa succederà? Resto sempre aperta a tutte le possibilità e non dico mai di no a nulla. E poi, vedremo”.

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