La bici nel cuore: l'elisir di Andrea Tafi

Abbiamo parlato con Andrea Tafi al Rouleur Live di Londra. E il Gladiatore è ancora in grande forma.

Nella Parigi-Roubaix del 1999, a 30 chilometri dal traguardo, c’erano sette uomini al comando. Tre della Mapei (Wilfried Peeters, Tom Steels, e Andrea Tafi), Frank Vandenbroucke (Cofidis), Jo Planckaert (Lotto - Mobistar), Léon Van Bon (Rabobank) e George Hincapie (US Postal). A questo punto, con indosso la maglia tricolore da campione italiano — Tafi attaccò e nessuno riuscì a riprenderlo.

Vinse la Roubaix con 2 minuti e 14 secondi sui compagni di squadra della Mapei che avevano animato la corsa assieme a lui. E dal 1999 nessun italiano era riuscito a ripetere l’impresa di Tafi nella Monumento più dura. Fino al 3 ottobre ottobre scorso, ovviamente, quando ci è riuscito Sonny Colbrelli.

 

Andrea Tafi taglia il traguardo della Parigi-Roubaix del 1999 con la maglia tricolore. Foto: OLIVIER MORIN/AFP via Getty Images.

“Quest’anno è stata una Roubaix un po’ anomala,” ci ha raccontato Tafi al Rouleur Live, il nostro evento di Londra, “É stata corsa nel mese di ottobre e non nella sua stagione tradizionale, la primavera. Quindi è stata una Roubaix atipica, corsa in una giornata tremenda: con acqua, vento, pioggia. E su questo tipo di percorso è stato davvero difficile.”

Tafi, in occasione della sua vittoria, aveva giocato le sue carte benissimo — e dimostrato grande astuzia, oltre che gambe di ferro. Aveva attaccato i suoi avversari non sui settori classici (Arenberg o Carrefour de l’Arbre), ma in una sezione di asfalto liscia come un biliardo. Una zona interlocutoria e in un momento chiave quando due mini gruppetti si erano uniti in un gruppo di sette.Tafi prova il primo allungo nella Foresta di Arenberg. Foto: PASCAL PAVANI/AFP via Getty Images.

Ventidue anni più tardi, sebbene seguendo una strategia diversa, anche Colbrelli si era presentato alla Roubaix con una forma stratosferica, e una tattica a prova di bomba.

“Colbrelli veniva da due mesi, anche tre, di ottima condizione con grandissime vittorie — come il campionato europeo,” ha aggiunto Tafi. “È sempre stato tra i grandi protagonisti dell’ultimo periodo e arrivava come uno dei grandi favoriti. Però devo dire che ha dimostrato di saper correre intelligentemente, andando a seguire quello che secondo lui era il faro della gara, Van Der Poel.”

E così è stato. Van Der Poel ha infiammato buona parte di corsa, ma Colbrelli non lo ha mai perso di vista. Al Carrefour de l’Arbre ha forse dimostrato di essere un filo più fresco dell’olandese, e lo ha poi dimostrato nella volata all’interno del velodromo André-Pétrieux. E come Tafi, ha vinto da campione italiano in carica. Anche se il suo trilcolore non era visibile: non perché ricoperto dal fango della Roubaix, ma perché “coperto” dalla maglia di campione Europeo.Roubaix 2021. Sonny Colbrelli marca stretto Mathieu Van Der Poel. Foto: Alex Broadway/SWpix.com.

“Rivedere un corridore italiano sul gradino più alto del podio a Roubaix è stata un’emozione grandissima,” ha confessato Tafi. “E per me lo è stata ancora di più. Mi sono immedesimato in quelle gesta che 22 anni fa ero riuscito a fare io, in quello stesso velodromo.”

Tafi ha detto anche che non trova le Classiche molto diverse da quando le correva lui: “L’unica cosa che sono cambiate sono le biciclette e la preparazione degli atleti,” aggiunge. “Anche perché una classica come la Roubaix o il Fiandre sono belle e importanti per quello che sono, e non devono cambiare. Sono belle così. La loro storia lo dimostra.”

È forse anche per questo motivo che nel 2018 (a 52 anni), Tafi aveva annunciato che vent’anni dopo il suo trionfo, avrebbe corso la Roubaix nel 2019 — a 53 anni. Lo spirito agonistico era, ed è, ancora molto forte nel toscano di Fucecchio, e la forma fisica smagliante. Il progetto, però, era sfumato a causa di una caduta e conseguente rottura della clavicola. Che, però, stia preparando un nuovo ritorno, magari per il trentennale dalla sua vittoria?

“No, adesso non torno più,” risponde ridendo. “Volevo tornare dopo 20 anni, ma adesso no. È importante guardare avanti, ma la cosa ancora più importante per me adesso — e che vorrei trasmettere alle altre persone — è dimostrare che possiamo rimanere in forma anche alla mia età [55 anni quest’anno].”Tafi con il trofeo della Roubaix nel 1999. Foto: OLIVIER MORIN/AFP via Getty Images.

Nella lista degli italiani che corrono attualmente le Classiche e che possono puntare alle vittorie, oltre a Colbrelli, Tafi inserisce anche Ganna, Moscon, Bettiol e Ballerini.

“Ci sono molti corridori italiani in grado di poter fare bene nelle Classiche,” dice. “Ganna potrebbe essere davvero importante, Moscon ha dimostrato di essere all’altezza della situazione. E ci metterei anche Davide Ballerini e Bettiol, perché quando uno vince il Fiandre può fare bene anche nella Roubaix.”

Un’altra gara che lo ha colpito positivamente quest’anno è stata la Roubaix femminile.

“È stato interessante è anche una sorpresa,” ha confessato. “Sono andate davvero forte. Non capisco davvero come mai non si sia mai organizzata prima. Questo è sicuramente il futuro dello sport e sarà una delle più importanti anche per le donne.”Lizzie Deignan alla Roubaix femmes 2021. Foto: CorVos/SWpix.com

Prima di lasciarlo rientrare in Italia, dove gestisce l’agriturismo Il Borghetto a Lamporecchio (Pistoia) e dove si occupa anche dell'oliveto (anche se la raccolta quest’anno non è andata bene per via del freddo), gli abbiamo chiesto quale sia il segreto del Gladiatore per mantenere una forma fisica e mentale smagliante.

“Avere la bici nel cuore,” ha risposto. “Per me la bicicletta è qualcosa di speciale. Ho iniziato ad andare in bici quando avevo 10 anni e ho corso fino a quando ne avevo 40. Quella è stata tutta la mia vita. Dopo il ritiro conservo ricordi bellissimi e anche per il futuro non potrò mai stare senza la mia bicicletta.”

E anche noi siamo convinti che se passerete per le colline del Montalbano, tra i tanti ciclo-amatori, professionisti ed ex-pro, incontrerete anche Il Gladiatore. Sarà in sella alla sua bicicletta, con lo stesso entusiasmo e joix-de-vivre a cui ci aveva abituato negli anni da professionista.

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