Il tempio dei sogni

Il tempio dei sogni

Ralph Schürmann rappresenta la terza generazione di una famiglia di architetti specializzati nella progettazione di piste ciclabili e velodromi. Herbert, suo padre, si è battuto per espandere l'attività di costruzione delle piste al di fuori dell'Europa e per abbassare la lunghezza standard delle piste, al fine di rendere i progetti di costruzione più accessibili. E dal 1992 Ralph, l'unico dei tre a non essere un ciclista, gestisce l'azienda.


testo di: Borja Barbesà

fotografie di: James Startt

"Mio nonno Clemens s’interessò al ciclismo in età molto giovane", comincia a raccontare Ralph Schürmann. “Iniziò a pedalare su una pista che si trovava a poche centinaia di metri da casa sua. Divenne un corridore professionista. All'inizio credo non avesse mai pensato di progettare piste di ciclismo, ma un club della zona, visto che come atleta ne sapeva certamente qualcosa, gli chiese di progettarne una per loro. Era il 1925". In realtà la pista del Vigorelli, recentemente rinnovata, inizialmente non fu costruita a Milano, bensì a Roma. Nonno Schürmann la progettò per i Campionati del Mondo del 1932, disputati appunto nella capitale. Dopo la competizione, la pista fu smontata e trasferita a Milano. Pezzo per pezzo, asse per asse, tutto avvenne secondo una procedura complessa ed insolita. Una volta smontata, la pista fu ricostruita a Milano con l'aiuto della Carpenteria Bonfiglio, un’azienda locale. 

"Sono molto felice che sia stata restaurata", afferma emozionato Schürmann dal suo studio nella Renania Settentrionale-Vestfalia. "È una specie di monumento, una pista unica. Oggi tutto è cambiato nel Ciclismo, ma all'epoca il Vigorelli era il luogo di riferimento per battere i record dell’ora".

Agenti del cambiamento urbano

È facile notare che oggi gli impianti sportivi di una certa dimensione, compresi i velodromi, tendono a essere costruiti in aree delle città che ci si aspetta siano soggette a cambiamenti urbanistici nei decenni successivi. Spesso i velodromi si costruiscono in periferia, come strategia di rivalutazione dei terreni. "Oggi non si trovano terreni liberi di queste dimensioni all'interno del tessuto urbano, a meno che non ci sia stata una demolizione", dice Schürmann. "All'epoca della costruzione anche il Vigorelli, era un po' in periferia, vicino alla vecchia Fiera di Milano. Molti spazi edificati negli anni ‘20 e ‘30 sono ora nel centro delle rispettive città e sono ovviamente terreni di grande valore. Vi si potrebbero costruire abitazioni e ricavarne un enorme profitto. Questo è spesso il motivo per cui i velodromi vengono demoliti e spostati fuori città, mentre negli stessi spazi sorgono case o centri commerciali". All'incertezza urbanistica si aggiunge ora l'incertezza sul futuro utilizzo delle strutture. Prima dei lavori di restauro della pista, terminati nel 2016, il Vigorelli è stato utilizzato negli ultimi anni come stadio per il football americano. Diverse squadre hanno utilizzato il campo circondato dal velodromo per praticare uno sport che tutto sommato non ha in Italia una tradizione minimamente paragonabile al ciclismo. Pur comprendendo modelli come quello americano, dove gli sport indoor come l'hockey su ghiaccio generano molti introiti e facilitano gli investimenti privati, Schürmann è decisamente più a favore dell'azione pubblica. "I governi devono rendere più facile per le persone praticare sport. Se si vuole ragionare soltanto in base al profitto, allora forse non si possono costruire impianti sportivi per certi sport. Credo sia un dovere delle pubbliche amministrazioni, spendere soldi per queste attività".

Interessi e investimenti

"Negli anni '20 o '30 del secolo scorso, il ciclismo su pista era uno sport molto popolare e si potevano radunare per un evento in un velodromo fino a 10.000 spettatori", spiega Schürmann. "Purtroppo l'interesse per il ciclismo su pista oggi è diminuito, ma in Francia ad esempio rimangono ancora attive circa sette o ottocento strutture. Non tutte sono della migliore qualità e non tutte sono al coperto, ovviamente, ma molte piccole città hanno costruito e mantenuto il proprio velodromo proprio come oggi costruiamo o gestiamo le piscine pubbliche comunali, e la gente continua ad andarci. Anche per questo quindi, per la grande disponibilità di strutture, la Francia ha una grande tradizione nel ciclismo su pista”. Anche in Italia si ottengono grandi risultati nel ciclismo su pista obietterà qualcuno, ma la base dei praticanti (o detto in altre parole il numero di giovani con la possibilità di praticare in ciclismo su pista) è infinitamente minore. Schürmann non pensa che sia solo una questione di soldi e investimenti. L'interesse della maggioranza della popolazione per lo sport va in altre direzioni, con le decisioni politiche e i condizionamenti economici che sono alla base di questi interessi. "In Spagna e in Italia, credo che l’interesse degli sportivi si concentri sulla Vuelta e sul Giro, perché tutti possono praticare il ciclismo su strada. Tutti possono prendere una bicicletta e pedalare. Il ciclismo su pista, è più difficile: è più tecnico ed esige delle strutture, ma prepara gli atleti anche per la strada e per il professionismo. Senza piscine non ci sono forti nuotatori, così come senza una pista non ci sono pistard forti. Un velodromo è un seme per lo sport".

"Per molto, molto tempo nessun altro progettista si è occupato di questo settore. I velodromi sono la nostra specialità e la nostra tradizione, ci chiedono di progettarli e costruirli perché sappiamo come farli. Il nostro obiettivo è stato e rimane tuttora quello di sviluppare il più possibile il ciclismo su pista, perché è il nostro lavoro e anche la nostra missione”.

Leggi l'articolo completo su Rouleur Italia n. 12

 

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su Volata 

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