ALTRI DIVIETI ANCORA

Con il divieto della super-tuck, la posizione iper-aerodinamica per la discesa, UCI continua con la sua campagna di iniziative in favore della sicurezza per gli atleti. Il metodo però è sempre lo stesso e lascia numerosi dubbi sull'efficacia.

Chissà se voi, in posizione super-tuck vi ci siete mai messi? Dite la verità, un tentativo lo avete fatto anche voi, una volta almeno. Salvo poi dopo la prima svirgolata, se non vi siete stesi a terra come un tappeto, con il cuore in gola, rimettervi in sella come si deve per non riprovarci mai più.
 
La posizione super-tuck è roba per specialisti tra gli specialisti, qualcosa che atleti come Froome, Sagan, Nibali hanno utilizzato con successo in varie occasioni davanti a milioni di spettatori in TV per fare la differenza sugli inseguitori, attaccando in discesa.
 
Da qualche giorno UCI ha dichiarato la posizione super-tuck fuorilegge, non si potrà più eseguire in gara. Si tratta quel modo di scendere in discesa seduti sul tubo orizzontale e con il torace appoggiato sul manubrio che ha lo scopo di migliorare l'efficienza aerodinamica. Il vantaggio non è poca cosa, si misura nei termini del 15-17%. Se pensate che il vantaggio sia irrilevante, chiedetelo a uno sciatore discesista che scende a nella posizione "a uovo" inventata dallo sciatore francese Jean Vuarnet negli anni '60.

 
Tatticamente una super-tuck si usa per lasciarsi alle spalle gli inseguitori o per rifiatare un po' nelle retrovie mentre in testa al gruppetto dei fuggitivi, in discesa, si continua spingere. Gli svantaggi di guida (se ci avete provato sono evidenti) hanno a che fare con una diminuita possibilità di controllo della bici, dovuta allo spostamento del carico sulla ruota anteriore e con la diminuita possibilità di correggere equilibrio e traiettoria in caso di errore.
 
Insomma, si tratta effettivamente di una posizione potenzialmente pericolosa che per essere eseguita necessita di capacità, allenamento specifico e coraggio.
 
I commenti a seguito di questo divieto non si sono fatti attendere, a tutti i livelli.
 
Alcuni atleti, quelli che con la super-tuck hanno decisamente confidenza, si sono dichiarati non sorpresi ma contrariati, in effetti per loro la posizione funziona benissimo ed è gestibile, è uno dei fondamentali dello sport che un atleta deve possedere e sapere utilizzare. In fondo si tratta di atleti professionisti, perché vietarlo?

 
Altri, come il corridore Daniel Martin o Patrick Lefevere di Deceunink-Quick Step, hanno sottolineato che si tratta di una decisione tutto sommato giusta perché l'emulazione da parte di atleti più giovani potrebbe esporli a potenziali rischi. Anche questa idea è ragionevole e giusta, apparentemente di buon senso, salvo il fatto che il divieto non elimina dalla faccia della terra la possibilità di mettersi in super-tuck, ma soltanto quella di eseguirla in gara. In termini di sicurezza per un giovane non c'è nessuna differenza, la super-tuck continuerà ad esistere ed essere eseguita liberamente fuori gara e in allenamento per sopravanzare o non farsi staccare da un compagno. Non allenarla come si deve, con gradualità e sotto l'assistenza di un tecnico esperto potrebbe essere potenzialmente più pericoloso che fare finta che non esiste.
 
Infine altre due cose, la prima: uno studio di A.C. Nielsen & Co ha rilevato che un bambino assiste a circa 8.000 omicidi in TV prima di finire la quinta elementare. A diciotto anni un telespettatore medio ha assistito in TV a qualcosa come 200.000 atti di violenza in TV , inclusi 40.000 omicidi.
 
Viene da chiedersi come mai al ciclismo pretendiamo sempre di fare da parafulmine dei mali del mondo, ad esempio quando invochiamo la tolleranza zero nei confronti di giovani che commettono la gravissima scorrettezza di ricorrere al doping, mentre nella vita reale siamo generalmente più propensi a offrire alla TV e ai delitti che mostra o a evasori fiscali, truffatori, politici corrotti, concussori, un tipo di trattamento diverso.
 
Vietiamo la super-tuck e forse è un bene, ma non è che stiamo diventando un po' moralisti e bigotti e che ci preoccupiamo delle cose sbagliate?

Questo ragionamento ci porta alla seconda considerazione: non è che per caso UCI dovrebbe occuparsi di cose più importanti, per dirne una del tipo di transenne che gli organizzatori dispongono sugli arrivi? Qualche mese fa a seguito dell'incidente occorso a Fabio Jakobsen al Tour of Poland fu inflitta una squalifica di 9 mesi a Dylan Groenewegen, responsabile certamente di una grave scorrettezza sportiva ma senz'altro non intenzionato a danneggiare fisicamente il proprio avversario. Le squalifiche normalmente affibbiate in quei casi sono una retrocessione in classifica o una esclusione dalla gara, mai squalifiche così prolungate sono state affibbiate per lo stesso tipo di scorrettezza. Molti atleti in quella occasione (anche alcuni coinvolti direttamente nell'incidente) rilevarono che l'atteggiamento di UCI era quello di spostare le responsabilità delle conseguenze dell'accaduto interamente sui corridori, levandole dalle spalle di organizzatori e di UCI stessa.
 
A riguardo della super-tuck Michael Kwiatowski, un altro corridore che ne ha fatto spesso uso in corsa, ha fatto notare in una intervista rilasciata alla partenza della Étoile de Bessèges che "si tratta sempre del solito atteggiamento di UCI di spostare interamente le responsabilità degli incidenti sui corridori".
 
"Il prossimo passo sarà quello di vietare agli atleti di alzare le mani sul traguardo in segno di vittoria" - ha aggiunto.

Effettivamente si tratta di un cattivo esempio anche in quel caso, anche per gli automobilisti: le mani è sempre importante tenerle entrambe sul volante. La vogliamo o no la sicurezza sulle strade? Può essere questo un metodo efficace e sensato di richiedere maggiore attenzione al volante agli automobilisti, quella di vietare le esultanze e la guida senza mani ai ciclisti professionisti?
 
Probabilmente, no.

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